E’ buio in quell’angolo sempre “colorato” di via Pietro Micca, dove il rumore del silenzio oggi rende tutto più triste. Serrande chiuse. Fari spenti, la sola insegna Smart Sport ad illuminare la notte. Fiori poggiati per terra, in ricordo di un uomo tanto caro e buono qual era Simone Martucci.

All’indomani del tragico epilogo, che ha sconvolto l’intera comunità nocese, non resta altro che un silenzio assordante e uno stato d’animo pieno d'angoscia. E’ assai difficile, infatti, accettare quanto successo in una città dove tutti si conoscono e nessuno mai avrebbe potuto immaginare un’atrocità di questo tipo, ricordata in tutti i TG e sui maggiori giornali locali e nazionali. Ma in un paese incredulo, e a lutto, forte è la disperazione di due famiglie che hanno perso, tragicamente, i propri cari. Per molti sarà difficile dimenticare le urla e il pianto di una mamma, di una moglie e di un nonno che risuonano ancora nell’aria.

In tantissimi, da ieri, stanno ricordando Simone attraverso messaggi postati sul suo profilo facebook; proprio come ha fatto una giovane nocese che ha voluto condividere questa riflessione: “Ho paura se penso al macigno dell'assenza, del dolore e dell'ingiustizia che peserà sulle spalle strette di due bambini e della famiglia di Simone. Ho paura di chi gioisce per il suicidio di un ragazzo pensando che la morte di un omicida renda giustizia al dolore che ha provocato, che il sangue lavi il sangue, che la pena si debba espiare con la morte e non dinanzi alla Giustizia. Ho paura di chi sminuisce l'atrocità delle barbarie. Ho paura delle totale assenza di rispetto ed empatia nei confronti di chi in queste ore vive drammi inimmaginabili. Stanotte il paese è muto, buio. C'è un vento gelido che sa di lutto e sconfitta, lo si sente addosso anche con le finestre chiuse. Ho paura”.

Forse è davvero giunto il momento di meditare sull'educazione e sul futuro dei giovani della nostra comunità, nel solco però di quel "Non abbiate paura" tanto caro a Papa Giovanni Paolo II.